giornale di Vicenza Viaggio in Vietnam dove la guerra non è dimenticata
tratto dal Giornale di Vicenza
Intervista pubblicata nella pagina della cultura del Il Giornale di Vicenza del 9 novembre 2011 quando ancora l’idea del libro non era stata ufficializzata.
Viaggio in Vietnam dove la guerra non è dimenticata
DOCUMENTI. Un avvocato di Montecchio per un mese sul posto
Franco Lovato ha realizzato un documentario sui luoghi della ferocia e della morte. Ha trovato una piastrina americana e oggi la consegna alla Ederle
La guerra del Vietnam ha un milite ignoto in meno. Un nome verrà cancellato dalla lista dei dispersi e si metterà fine allo strazio di una famiglia statunitense che da quasi 40 anni aspetta di sapere. Franco Lovato, avvocato di Montecchio Maggiore, consegnerà oggi alle autorità della caserma Ederle una piastrina ritrovata a Khe Sanh in uno dei luoghi dove le truppe americane combatterono a lungo contro i viet-cong.
Il Vietnam per Lovato ha un sapore particolare. Ha recentemente realizzato un documentario sul conflitto che, fra gli anni Sessanta e Settanta, causò un numero di vittime paragonabile a quello della Seconda Guerra Mondiale: «Si contano oltre 4 milioni di morti – dice – e fra questi quasi 60 mila erano soldati statunitensi. Sappiamo bene, al di là dei numeri, che dietro c’è non solo la tragedia di una morte ma anche il dolore immenso di una famiglia». Il viaggio di Lovato, da cui è nato il documentario in dvd, è stato un ripercorrere i luoghi dove si consumarono le più grandi tragedie. «Sono rimasto in Vietnam per un mese accompagnato da un autista e da alcuni traduttori. Ho voluto vedere con i miei occhi, effettuando io stesso le riprese, da sud a nord nelle pianure, sulle colline o lungo strade che hanno visto gli scontri».
Un viaggio eccezionale, dal momento che ancor oggi non è facile per gli stranieri ottenere permessi, dalle autorità di Hanoi e visitare quei luoghi.
Mezz’ora di filmati, dove a spezzoni in bianco e nero dell’epoca si mescolano i girati di Lovato, che è riuscito a creare un ponte ideale fra il Vietnam di allora, martoriato dalle bombe al napalm e dall’agente Orange, e quello di oggi, che ha ancora una profonda ferita aperta. «Ci sono luoghi in cui per gli americani è proibito andare – osserva – come è impossibile visitare alcuni cimiteri dei militari del Vietnam del sud che combatterono accanto ai militari Usa».
Lovato, però, non ha voluto giudicare la guerra ma ne ha evidenziato gli aspetti terribili visti da entrambi gli schieramenti. «I contadini che non avevano niente e per difendersi usavano le vie fluviali e la giungla e gli americani, ragazzi giovani costretti a combattere».
Anche la scelta dei luoghi è stata meditata. A partire da Dienbienphu, la pianura in cui tutto iniziò alla fine degli anni ’50 per proseguire con Saigon, oggi ribattezzata Ho Chi Minh, la capitale del sud, da cui i giornalisti di tutto il mondo raccontavano la guerra che sembrava lontana dalla città ma che poi era solo a qualche chilometro di distanza.
«Impossibile non visitare il bistrot Pho Binh dove venne organizzata l’offensiva del Tet, il grande attacco a sorpresa dell’esercito nordvietnamita e dai vietcong nel 1968 contro le basi USA».
Il filmato prosegue con le immagini di O Beach, la spiaggia dove sbarcarono i soldati americani, che ricorda moltissimo lo sbarco in Normandia a Omaha Beach, per poi passare ad An Loc, rasa al suolo per poterla salvare, o così dissero allora.
Impossibile non rimanere coinvolti quando si passa alla strage di My Lai: 400 fra donne e bambini vennero massacrati. E a proposit di questa pagina terribile, Lovato è riuscito a intervistare un sopravvissuto a quella strage, Ong Nam. Un racconto che dura poche manciate di minuti ma che coinvolge totalmente. «Riuscì a parlare per poco – dice – perché subito dopo si mise a piangere e non riuscì a proseguire. È stato un momento particolarmente duro».
Le riprese continuano con un’altra città cancellata: Quang Tri, fino ad arrivare alle basi Usa come Camp Carroll e alle tristemente famose Hamburger Hills, fra cui la collina 937 che costò la vita a numerosi militari.
Nel dvd si affronta anche il tema del “fragging” la taglia messa dai soldati nei confronti di un superiore che metteva in pericolo, per imprudenza o incompetenza, la vita dei soldati e che veniva ucciso con la granata a frammentazione.
La fine del filmato è malinconica, con l’abbandono di Saigon, nel 1975, da parte degli ultimi sette marines che scapparono su un elicottero dal tetto dell’ambasciata americana, lasciando la città e il Vietnam al loro destino.
Antonella Fadda
Fonte sito Giornale di Vicenza
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