Ba Chuc il racconto da parte dell’unica sopravissuta al massacro (Pubblicato Video integrale)
Benvenuti a questo video, con introduzione dello storico Arduino Paniccia e presentato dal narratore Franco Lovato, che esplora uno degli eventi più tragici e controversi della storia moderna: l’entrata in guerra del Vietnam contro la Cambogia, concentrandosi sulla strage di Ba Chuc.
Grazie all’acume storico di Paniccia e alla voce evocativa di Lovato, ci immergeremo in un viaggio che svelerà i retroscena e le drammatiche conseguenze di questo oscuro capitolo della storia umana.
Attraverso le loro parole e la loro narrazione, cercheremo di gettare luce su una pagina dolorosa e spesso dimenticata, rendendo omaggio alle innumerevoli vite innocenti perdute.
Preparatevi a essere catturati dalla potenza delle parole e a comprendere l’impatto devastante della guerra e della violenza sulla nostra società.
Tratto dal libro: Echi di pianto dall’indocina francese di Franco Lovato
1Massacro al confine. Un solo superstite a Ba Chuc
Il sole cala veloce qui ai tropici. Una luce avvolgente e magica abbraccia l’intera vallata. È in questa immagine poetica che la sera del 17 aprile 1978, la ferocia umana ha oltrepassato ogni limite. Il fronte è stato sorpassato proprio qui, in Vietnam, trentaquattro anni fa. Nulla a che vedere con le persecuzioni e i massacri nei campi di concentramento durante il periodo nazista.
Nel Paese del Sud Est asiatico è successo invece un qualcosa di aberrante. Bambini e adulti trucidati in un modo orrendo nemmeno paragonabile all’azione di una bestia. Resta come un marchio a fuoco la ferita aperta nel 1978 per il massacro di Ba Chuc quando i Khmer Rossi iniziarono una serie di incursioni di frontiera.
(Nella foto Franco con Hà Thi Nga unica superstite al massacro)
Nell’aprile 1978 Ba Chuc era costituito da una serie di piccoli villaggi. In tutto 3.178 persone, ma poco dopo i Khmer Rossi lo lacerarono tagliando tutto ciò che respirava, riducendo bambini e adulti a pezzi, a colpi di machete.
Quando il raid cessò, la popolazione di Ba Chuc si era ridotta a sole due persone! E pensare che l’etimologia del nome della Provincia deriva dal sino-vietnamita “fiume tranquillo”!
E’ il 27 ottobre 2012 e provo un grande turbamento nel tentativo di dare una risposta a quel massacro di 3178 persone compiuto in una sola notte.
Una risposta razionale non ci può essere nel momento di commentare un’azione irrazionale. Solamente chi è stato testimone di quei terribili momenti ha titolo per dare una versione.
I sopravvissuti sono stati solamente due. C’è una donna di nome Hà Thi Nga, ha ancora impressi negli occhi quei terribili momenti durante i quali vide i Khmer Rossi uccidere gli abitanti del villaggio. E c’è un uomo di nome Tu Huong, che sopravvisse perché riuscì miracolosamente a fuggire. Oggi è il custode della Pagoda Phi Lai.
(Nella foto Hà Thi Nga all’epoca dei fatti)
“I Khmer Rossi ci spinsero giù dalla montagna usando il calcio dei fucili -ricorda Hà Thi Nga-. Chiunque si opponesse, o cercasse di fuggire, veniva ucciso all’istante. Poi, con l’inganno e promettendo di trattarci bene, ci radunarono tutti sul piazzale davanti alla Pagoda Phi Lai”.
“Ci ordinarono di stenderci tutti a terra e di aprire le camicie o alzare le maglie. Iniziarono a sparare. A ripetizione. Sul petto. Mi ero distesa di fianco, vicino alla mia bambina, e sentii un forte calore al collo. Qui, qui… vedete? Il proiettile usci da dietro. Ora lo so”.
“Erano come morte, le mie braccia e le mie gambe non le sentivo più. Solo il pianto di mia figlia sentivo. E poi… ‘mamma, mamma’!’. Sentii un tonfo cupo, come quando cade un cocco. Cercai di aprire gli occhi. Vedevo confusamente in penombra la mia bambina tenuta per i piedi a testa in giù. Non si muoveva più.. Solo sangue. Feci un breve cenno con la testa. Una guardia urlo ‘è ancora viva!'”.
Il terribile racconto di Hà Thi Nga prosegue. “Poi un khmer prese una pietra e me la lancio in testa. Non sentii più nulla. Proprio qui. Vedete? Non so quanto tempo passò. Mi risvegliai in mezzo ai corpi senza vita degli abitanti del villaggio. C’era sangue ovunque. Non cercai subito la mia bambina. Non capivo nulla. Non potevo camminare, mi trascinavo. Vedevo solo sangue. Volevo morire. Erano tutti morti. La mia bambina era morta ed io ero viva”.
La famiglia di Hà Thi Nga contava 38 persone. E in quel terribile giorno morirono in 37! “Io sono stata l’unica sopravvissuta”, rammenta tra le lacrime che le rigano ancora il volto.
In tutta l’area si contarono, quel 18 aprile 1978, 3178 morti. “Ma, in realtà -aggiunge Hà Thi Nga morii anch’io.
Per molti giorni restai isolata. Avevo paura. Ero ammalata. Non parlavo. Ora parlo, ma quel giorno ho perso tutto.
Quando raccontavo l’accaduto la gente non ci credeva”
Intervista di Raitre a Franco Lovato durante la presentazione del progetto televisivo “Sfogliando la Storia”, ad Aosta, evidenziando la strage di Bah Chuc.
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